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Campane Tibetane o Himalayane? ecco la mia opinione

Le Campane Tibetane sono da sempre per me una parte importante della vita, sono connesse con le mie origini, con la pratica spirituale, il mio lavoro e con i miei Maestri. Ho vissuto in prima persona tutto il percorso di ascesa che le Campane Tibetane hanno avuto da 40 anni circa a questa parte in occidente, un successo che le ha viste emergere per un pubblico sempre più ampio di persone interessate a conoscerle. Tutto questo crescente interesse ha portato da un lato una miniera di informazioni e approfondimenti che oggi si possono trovare sul web, dall’altro lato si trovano numerosi dibattiti legati all’autenticità del nome piuttosto che delle sue origini. Ho notato comunque, da quando vivo in occidente, che le polemiche sembrano essere un effetto collaterale inevitabile quando qualcosa diventa popolare e molto ricercato.

Il successo delle Campane Tibetane ha varie ragioni: è uno strumento che non richiede affiliazioni religiose, porta benefici immediati per il corpo e per la mente, è facile da utilizzare, in poche parole è uno strumento che bene si integra con il nostro stile di vita occidentale ed è per questa ragione che proprio in occidente sono nate una serie di attività attorno ad esse come centri, scuole e seminari.

Io stesso in questi anni ho vissuto l’esperienza e il privilegio di poter consigliare le migliori Campane Tibetane per ognuno riscontrando grandissimi benefici e importanti trasformazioni nella vita dei miei clienti e allievi, di questo ne sono davvero grato! Conoscere le Campane Tibetane e conoscere l’animo umano sono due competenze che devono interagire per ottenere il massimo risultato ovvero permettere ad ognuno di entrare in contatto con la propria Scintilla Divina. Probabilmente tutto il resto diventa un di più che nutre o appaga spesso solo la mente razionale.

Scrivo questo articolo con l’intenzione di portare chiarezza e pace sulle controversie legate alle Campane Tibetane. Ho fondato un Centro di ricerca e pratica attorno a questo bellissimo percorso e mi sento in dovere di dare la mia posizione ferma e chiara su come la penso in modo da non creare confusione nella mente di coloro che si avvicinano a quest’arte e nello stesso tempo comunicare io stesso delle informazioni con lo scopo di far percepire l’autenticità di questa antica pratica.

Molte persone mi chiedono quale sia il modo corretto per chiamare questi strumenti con lo scopo spesso di intavolare un dibattito. Infatti una delle polemiche piu rumorose (made in Italy) che riscontro sul web riguarda il suo nome: Campane Tibetane o Campane Himalayane? Che origine hanno? Qual’è il modo piu corretto (corretto rispetto a cosa poi?) per chiamarle?

Per rispondere a queste domande faccio una premessa: nella mia cultura il nome delle cose è certo importante per avere un immagine mentale che ci aiuta ad orientarci ma non può rappresentarne l’essenza. Il nome è solo una convenzione temporanea che cambia molto nel tempo e nello spazio e alla quale non ci si puo aggrappare. Quindi dal mio punto di vista le puntualizzazioni che riguardano il nome sono altrettanto aleatorie, per me un nome piuttosto che l’altro non fa differenza, l’importante è che l’essenza del beneficio ottenuto dall’uso della Campana sia percepito senza equivoci indipendentemente da questo aspetto.

C’è una frase che il mio Maestro dice spesso: Buddha non era Buddista. Nel senso che l’etichetta del nome è nata per convenzione molto dopo aiutandoci ad identificare stili e filosofie, ma non ha inciso sull’essenza degli insegnamenti.

Detto questo, scoprire quale nome sia più corretto tra Campane Tibetana o Campana Himalayana diventa solo un piacevole gioco… ma cosa stiamo cercando in verità? Quale aspetto della nostra mente vogliamo appagare? Sono riflessioni importanti che valgono in effetti in ogni campo della nostra vita.

Dopo tutto comunque un nome riconosciuto e riconoscibile bisogna sceglierlo, adesso vi racconto perchè il nome “Campane Tibetane” è il nome che continuerò ad usare per questi speciali strumenti che la storia mistica dell’uomo ci ha regalato.

Le antiche origini delle Campane Tibetane Come sempre racconto nei miei seminari, la storia delle Campane Tibetane è davvero molto antica, si dice abbia una storia di almeno 4000 anni, prima che il Buddismo fosse introdotto in Tibet. Gli uomini di medicina dell’antica arte sciamanica autoctona del Tibet chiamata Bon utilizzavano le Campane come strumenti di terapia del suono. Utilizzavano un’antichissima conoscenza di come il corpo umano fisico e il corpo di energia sottile fosse composto dai 7 elementi (terra, acqua, fuoco, spazio, vento, mente e suono) e cosi i 7 elementi corrispondono ai 7 metalli di cui è composta la Campana. Ogni metallo produce un effetto diverso, ad esempio il Sole rappresenta l’elemento oro portando calore, fuoco. La Luna rappresenta l’argento e porta un’energia di equilibrio e freschezza. Il rame è legato a Marte e porta con se il movimento dei venti interni, e cosi via…

Si crede dunque che gli uomini di medicina Bon abbiano appositamente creato queste ciotole per portare equilibrio e guarigione ai corpi fisici ed energetici. Non ci sono testi antichi che riportano quanto detto ma queste conoscenze antichissime sono state tramandate oralmente da generazione a generazione.

Cosi come inizialmente furono gli insegnamenti di Buddha passati da Maestro a discepolo per secoli. La Scrittura diretta del Buddha non esiste ma tutti gli insegnamenti giunti a noi sono stati dei passaggi inizialmente orali e poi nei secoli interpretati e trascritti dai più grandi Maestri. Non possiamo però avere idea se le scritture siano veritiere o no, o se i testi di cui si parla sono esistiti davvero ma quello che ci serve, senza dubbio, è fare una riflessione su ciò a cui possiamo credere o ci permettiamo di credere, attraverso il nostro sentire sincero e profondo.

Se gli insegnamenti del Buddha sono ancora vivi ai giorni nostri è perche è vivo tutto ciò che lo sostiene, centri di meditazione, monasteri, Maestri e discepoli che rendono giorno per giorno viva la pratica.

Dunque non sappiamo ma crediamo… e prendiamo questa opportunità per fare un’esercizio utile per il nostro percorso di crescita in cui lasciamo andare le intellettualizzazioni superflue che non fanno altro che distrarci dall’essenza delle cose. Si tratta di prendere il meglio dagli insegnamenti cosí come sono arrivati a noi e cercare di applicarli alla nostra esistenza per renderla più forte e vera, il resto non conta.

Nello stesso modo nessuno ha mai trovato testi antichi, o trascrizioni di insegnamenti che parlassero del perchè le Campane Tibetane sono state forgiate proprio in quel modo, da dove vengano, chi le ha create, chi ha il “copyright” dei nomi attribuiti, etc etc… paradossalmente la fiducia ben riposta nei secoli agli insegnamenti orali ci ha permesso sempre di trarne il massimo beneficio.

Cosa rimane oggi dell’antica religione Bon Negli ultimi tempi, sopratutto nelle regioni centrali del Tibet, la religione Bon è diminuita circa del 95 % e cosí in proporzione l’uso della Campana Tibetana. Il Buddismo ha preso il suo posto riducendo drasticamente il numero dei praticanti Bon, ma questi sono semplicemente i percorsi dell’uomo che cerca sempre di sperimentare nuove modalità per la sua ricerca spirituale. Questa caratteristica degli uomini vale più o meno per tutti i settori della vita, nel senso che l’atteggiamento è spesso quello di abbracciare con entusiasmo la novità e in un primo momento rinnegare ciò che è stato del passato per poi riprenderlo ancora in futuro, e cosí via.

Della cultura Bon è rimasto qualcosa nei dintorni del Nepal in prossimita dei confini con il Tibet si possono trovare sciamani che seguono le antiche tradizioni ma sono sempre più rari. Nel centro del Tibet ci sono monasteri Bon molto simili ai monasteri Buddisti, anche gli abiti dei monaci sono simili, il modo di pregare, se si visita un loro monastero non si riesce a capire cosa è del Buddismo Tibetano e cosa è della cultura Bon. Solo ad uno sguardo attento ci si può accorgere di piccole differenze per quanto riguarda la rappresentazione delle Divinità e sull’utilizzo degli implementi.

Le Campane che usano sono molto simili alle Campane Tibetane che noi conosciamo adesso qui, (poi ci sono le campane dei rituali che si usano nelle Puje) principio maschile e femminile, del metodo e saggezza.

Il suono ancestrale La maggior parte delle culture orientali parte dal presupposto che tutto, anche noi uomini, siamo stati generati dal suono. Guardando ad esempio le scritture di medicina cinese troviamo insegnamenti di come il suono, la musica sia da sempre utilizzata come medicina. Ogni cultura ha il suo strumento musicale privilegiato per la guarigione o il mantenimento di uno stato di salute. Un’arte senza tempo che si perde negli albori dell’umanita in cui tutte le culture del mondo hanno avuto un ruolo fondamentale per la ricerca della guarigione dello spirito e della materia attraverso la musica, non solo come terapia, come la intendiamo oggi, ma anche come nutrimento dell’anima che cura aspetti più sottili della nostra esistenza.

Campana Tibetana di nome e anche di fatto? Da quello che ho compreso, ricercando le origini del nome, probabilmente uno dei primi esploratori e ricercatori arrivato in Tibet, a partire dal 1928, come ad esempio l’italiano prof. Tucci, ha conosciuto e portato in occidente le prime ciotole assegnando il nome del luogo in cui le ha incontrate. Questi esploratori europei sono entrati in Tibet passando dall’india percorrendo una delle strade più veloci, la stessa che percorse sua Santità il Dalai Lama durante l’esilio. Questa strada porta inevitabilmente a fare tappa al monastero di Narthang, monastero in cui è conservata una delle piu antiche Campane. Si trova nella parte occidentale del Tibet vicino al monastero di Tashilhumpo. Quindi presumibilmente gli esploratori occidentali passati di lí hanno potuto conoscere per la prima volta le Campane suonate dai monaci che, come da tradizione, suonavano in senso orario producendo il suono maschile, in senso antiorario per produrre un suono femminile.

Nei giorni d’oggi molte persone vogliono o vorrebbero cambiare il nome da “Campane Tibetane” a “Campane Himalayane” , quest’ultimo nome andrebbe altrettanto bene perche l’Himalaya e una regione del Tibet e rappresenta anche la cultura del Tibet, poi c’è un’evidenza importante da tener conto: nei tempi antichi gli abitanti dei villaggi non si identificavano necessariamente con i luoghi, era un territorio vasto suddiviso in regni, la divisione in aree geografiche identificate dal nome è relativamente recente. Per esempio la Divinità Shiva, venerata nell’induismo, ha la sua dimora sul sacro monte Kailash che è in Tibet, questo a dimostrazione del fatto che nel passato piú antico, ma anche nel piú recente fino ad esempio 80 anni fà, le identificazioni e le appartenenze relative ai luoghi era molto ampia e difficilmente collocabile.

Come sono arrivate al monastero di Narthang questo tipo di Campane? La storia che sto per raccontarvi è molto complessa e si perde nella notte dei tempi, una storia ricca di misteri che fa parte della nostra cultura orale. C’è stata un’epoca in cui l’Imperatore cinese era molto malato, per la sua guarigione la corte convocò i migliori medici di tutta la Cina, nonostante i tentativi nessuno di loro riuscì a guarirlo anzi le sue condizioni peggioravano sempre di più. Fù convocato allora il Buddha Cinese che disse all’Imperatore: “Per guarire devi invitare 16 Harat provenienti dall’india” ma tutti sapevano che questo invito era difficile da realizzare e che ci sarebbe voluto un miracolo per riuscirci. Il Buddha allora disse: “Occupatevi di tutti i preparativi necessari per accogliere i 16 Harat ed io mi occuperò del loro invito”.

Monastero di Narthang

Con il suo intervento miracoloso gli Harat arrivarono in Cina e si occuparono della cura dell’Imperatore che dopo poco guarì completamente. Dopo qualche anno i 16 Harat ritornarono in India e durante il loro percorso che prevedeva il passaggio in Tibet, si fermarono per delle notti al monastero di Narthang. Le ciotole in cui gli Harat mangiavano e che avevano portato con sè per il loro lungo viaggio, erano chiamate “i 500 discepoli del Buddha”. Si pensa dunque che, con il loro passaggio, gli Harat abbiano lasciato al monastero alcune delle sacre ciotole e che quindi quello sia stato il momento in cui le Campane sono arrivate in Tibet.

Ovviamente non possiamo sapere se questa storia sia vera oppure se sia una leggenda ma quello che sappiamo con certezza è che prima del 1959 in Tibet, nel monastero di Narthang si usava fare terapia con le Campane Tibetane a tutti coloro che si ammalavano. Se gli ammalati riuscivano a recarsi al monastero fisicamente allora si utilizzava la Campana a contatto con il corpo, altrimenti i parenti portavano abiti appartenenti ai malati, da far benedire ai monaci attraverso le vibrazione della Campana, successivamente questi abiti venivano indossati o appoggiati su chi aveva bisogno di cure portando grande conforto. La storia del monastero di Narthang proviene da una delle tante tradizione Buddiste, del lignaggio Kadampa discendenti dal Maestro Atisha.

Questo misterioso percorso che le Campane hanno intrapreso per arrivare in Tibet ci fa capire che anche le loro origini sono molto più ampie e di sicuro abbracciano aspetti che non possono essere solo storici o geografici.

Una storia ancora viva C’è una storia invece che riguarda le origini delle Campane utilizzate sopratutto come terapia e questa volta si tratta di una storia ancora viva. Nel monastero di Nenang del lignaggio Kagyu, i monaci hanno tenuto viva la pratica di guarigione attraverso l’uso delle Campane Tibetane. Il monastero fu distrutto nel 1959 ma le Campane ancora esistono e i monaci le suonano per le varie pratiche, sono Campane molto antiche bellissime, vengono custodite gelosamente per il loro inestimabile valore. Ho avuto la fortuna di far visita a questo monastero e ascoltare il suono di questa speciale Campana, molto simile nella forma a quella che uso per i trattamenti con il suono forse un pò più alto.

Un ragazzo cinese che è stato lì tempo fà mi ha raccontato di un monaco che gli disse di aver personalmente visto un libro, nella libreria del Potala, con titolo “Strumenti Tibetani” composto dal V Dalai Lama, e che al suo interno vi erano dedicate numerose pagine all’uso delle Campane Tibetane come strumento di terapia. L’abbate del monastero di Nenang si racconta fosse un caro amico del V Dalai Lama e si pensa dunque che fù proprio il V Dalai Lama ad offrire questo sacro strumento al monastero, che adesso viene conservato e custodito come un grande tesoro. Sono questi quindi gli indizi che ho potuto trovato in Tibet.

Campane antiche ed evidenze scientifiche Tutte le Campane antiche che usiamo oggi in occidente provengono dalle zone nord dell’India, dal Nepal e Tibet. Nei grandi centri cittadini sono ormai diventate difficili da trovare per il grande commercio verso l’occidente che dura ormai da 30 anni almeno. Per fortuna in alcune zone del nord dell’India o nei villaggi intorno a Kathmandu se ne possono trovare di bellissime, antiche e ben tenute, essendo per queste popolazioni oggetti di uso quotidiano utilizzate per mangiare i loro pasti o per riporre le scorte di cibo. Anche gli antichi Maestri mangiavano utilizzando queste Campane e naturalmente le usavano per la meditazione sopratutto nelle zone del nord dell’India. Le Campane antiche sono considerate le più preziose perchè si dice siano realizzate con 7 o 9 metalli e le leghe nel tempo si “ammorbidiscono” donando un suono piu avvolgente.

Grazie alla richiesta di un amico, è successo che una volta le ho dovute far analizzare in un laboratorio qui in Italia, il risultato confermava le antiche conoscenze della loro composizione. Le analisi infatti rivelarono che le campane erano autentiche con leghe di 7 o 9 metalli con piccole percentuali di oro e argento. Questo mio amico aveva bisogno della certificazione di laboratorio (caratteristica degli occidentali che vogliono sapere con esattezza tutto e vedere con i propri occhi o con gli occhi della “scienza”). Noi orientali invece crediamo che le Campane contengano i 7 metalli semplicemente perchè da sempre sono state fatte così e tra l’altro lo si può sentire e verificare anche dal suono. Comunque è stata senza dubbio un’esperienza utile che ha confermato come le antiche informazioni tramandate oralmente hanno quasi sempre una loro verità intrinseca.

I Maestri spirituali usano le Campane Tibetane Al giorno d’oggi sono tantissimi i grandi Mastri che usano le Campane Tibetane come strumento di meditazione o guarigione. Per esempio il Maestro Thich Nhat Hanh usava regolarmente delle Campane tipiche della tradizione giapponese Zen.

Lama Gangchen Rimpoche aveva sempre una campana sul trono che suonava per richiamare il nostro spirito durante le sue sacre iniziazioni e durante le pratiche. Rimpoche spesso scherzava suonando la Campana sulla sua testa, a Lui piacevano tantissimo e le usava spesso per portare benefici a tutti. E stato Lui a donarmi i principali insegnamenti di questo strumento che ho utilizzato a mia volta per beneficiare il più ampio numero di persone possibile. Si tratta per me di un impegno prezioso preso con il mio Guru, un’impegno che cerco di svolgere con totale dedicazione.

Tantissimi Maestri e monaci, come ad esempio Lama Zopa Rimpoche, Mingyur Rimpoche, oggi le usano forse più che in passato. Da parte nostra non dobbiamo farci influenzare da informazioni che si trovano sul web e che hanno forse l’obiettivo di screditare l’autenticità di un qualcosa che funziona e che esiste da tempi immemorabili.

Considerazioni finali e consigli a chi si avvicina a quest’arte Come ho già detto in questo articolo il dibattito piu acceso che si può trovare sul web riguarda l’autenticità del nome. Ci sono diverse persone che vorrebbero cambiare il nome delle Campane da “Tibetane” a “Himalayane” con una serie di ricerche che giustificano questa posizione che delle volte diventa estrema.

Ai miei occhi questa polemica appare qualcosa di passeggero e superfluo che probabilmente presto passerà perchè le motivazioni di base che spingono e infiammano le polemiche sono spesso pretestuose e fine a se stesse.

Alla fine un nome piuttosto che l’altro non farebbe differenza ma quello che conta è sempre l’utilizzo che ne facciamo, non solo delle Campane ma anche di questo modo di ricercare la verità. Se tramite le Campane (Himalayane o Tibetane che siano), continuiamo ad inseguire il nostro ego non ci sarà nome che ci salverà da questo atteggiamento mentale!

Dobbiamo cercare di sentire con l’energia del cuore cosa è giusto per noi e darci l’opportunita di seguirlo senza remore. Quando c’è un conflitto negativo siamo facilmente suggestionabili ma dobbiamo essere coscienti che quel conflitto in realtà è dentro di noi, ecco perchè ne siamo attratti, cerchiamo di capire i conflitti esterni con l’illusione di pacificare quelli interni, ma senza questa consapevolezza del perchè perpetuiamo un comportamento facciamo male solo a noi stessi.

Nello stesso tempo siamo subito pronti a mettere in difficolta chi sentiamo essere un nostro concorrente, sono meccanismi della mente in disequilibrio che si rispecchiano inevitabilmente in ogni aspetto della vita.

È su questo principio che si basano tutte le pubblicità, notizie e articoli social a cui siamo sottoposti quotidianamente, inseguendo mode o testimonial che ci fanno sentire al sicuro dall’esporci personalmente al nostro sentire.

Il mio tentativo, creando anche una scuola che tratta l’argomento con serietà e impegno, è quello di fornire strumenti e conoscenze che vadano al di là del rumore presente, cercando di radicare un’atteggiamento di ricerca nuovo che si basa sopratutto sul nostro personale e sacro discernimento. La mia scuola si integra agli insegnamenti filosofici del Buddismo Tibetano portando agli allievi strumenti millenari di conoscenza di se stessi. La Campana Tibetana diventa il tramite, un ponte tra spirito e materia, uno strumento che funziona per il nostro benessere a prescindere dalle mode o dal flusso di interesse.

Come primo obiettivo della scuola abbiamo quello di poter radicare, nell’animo degli allievi, una spiritualità autentica che non viene vissuta come una fuga dalle difficoltà, ma anzi diventa una risorsa per la vita, portando una serie di miglioramenti nelle relazioni, per la salute, etc… Vivere con lo stile di vita occidentale, con tutte le difficoltà connesse, ma viverle con una mente libera e leggera di chi sà nel profondo che siamo “solo” un soffio Divino a cui è data l’opportunità di poterne diventare consapevoli, questo è il vero beneficio!

La Campana è uno strumento autentico a prescindere dal nome e tra l’altro si integra perfettamente in quest’epoca. Chi pratica con sincerità non ha bisogno di etichette. Quindi le discussioni che si possono trovare sul web e che, inevitabilmente mi coinvolgono, a mio parere, sono solo una trappola che ci distrae da ciò che è più importante.

Ecco perchè continuerò ad usare il nome Campane Tibetane, non sentendo assolutamente il bisogno di cambiare questa informazione, perchè nella nostra cultura Orientale in fin dei conti, siamo ben disposti a prendere ciò che funziona e cercare di viverne l’essenza in profondità, probabilmente trascurando tutto ciò che emerge come visibile e passeggero. Poi penso che in occidente il nome “tibetane” funziona particolarmente bene, perchè la mente si aggancia immediatamente ad una cultura di profonda spiritualità e pace, tutte cose di cui oggi si sente un grandissimo bisogno.

Ricordiamoci sempre che le Campane Tibetane sono un’arte e come tale è avvolta da numerosi misteri. Rinunciamo all’idea di poter controllare tutto e lasciamoci andare con semplicità al flusso della vita, nel modo più leggero possibile, godendo dei suoni, delle forme e dei colori che generosamente ci offre.

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